venerdì 6 maggio 2016

Recensione di Dieci piccoli indiani di Agatha Christie

Titolo: Dieci piccoli indiani
Autrice: Agatha Christie
Genere: giallo

Salve lettori! Questa recensione doveva essere pubblicata un bel po' di tempo fa (infatti ho finito il libro da tanto tempo, e l'ho anche commentato durante l'ultimo incontro del gruppo di lettura) ma non ho avuto né tempo né voglia di farlo finora.
Il libro in questione è Dieci piccoli indiani di Agatha Christie. Che, dirò già adesso, non mi è piaciuto un granché!

Premetto che i gialli non sono il mio genere preferito, ne leggo davvero pochi e solo se sono molto motivata. Questo l'ho letto con il gruppo di lettura Leggendo a Bari, sperando in una rivelazione divina da parte della Christie. Ma niente, non è accaduto.
Ma andiamo per gradi. Non è che non mi è piaciuto e basta. Ho evidenziato vari “problemi” che, secondo me, ha questo romanzo, che a parer mio è molto sopravvalutato. Non penso che sia brutto o da buttar via, ma di certo non è il capolavoro che tutti dicono che sia!
Per meglio spiegare cosa penso di questo romanzo ho stilato una vera e propria lista dei pro e contro. Inizio, quindi, da ciò che non mi è piaciuto!

1. L'inizio
Se, per un attimo, facciamo finta che questo libro non sia stato scritto da un'autrice famosa quanto la Christie... cosa ne avreste pensato di questo inizio? Così lento, noioso e carico di presentazioni di troppi personaggi? Se leggessi un romanzo così in un altro contesto, lo riterrei come un errore di editing: presentare così tanti personaggi insieme è avvilente per il lettore, che non riesce a focalizzarli bene e a ricordarli, ed è un “fallimento” per l'autore, che così dimostra di non badare a come possa sentirsi chi legge, nel rimanere confuso da tutto questo.
Immagine dei personaggi della serie tv ispirata al romanzo, "And the there were none", che mi incuriosisce parecchio. Voglio dare una seconda opportunità all'opera, vedendo se un adattamento può rendere giustizia alla storia maggiormente della versione letteraria. Vi farò sapere!
2. Coinvolgimento emotivo
Sono una persona molto passionale ed emozionale. Per me, le emozioni sono tutto, sono tanto, e leggo principalmente per questo: emozionarmi. Se voglio trovare qualcosa di prettamente razionale di solito mi dedico allo studio o a non-fiction, non a un romanzo. Anche da un giallo mi aspetto che mi coinvolga emotivamente, almeno un pochino: che mi faccia sentire la suspance sulla pelle, che mi impaurisca, a volte, che mi metta in ansia. Ma che, soprattutto, mi spinga a “schierarmi” dalla parte di uno dei personaggi, ad affezionarmi a loro.
Cosa che non è successa con questo romanzo. Mi è parso troppo “asettico”, quasi fosse una sorta di esperimento letterario. E, come dirò più avanti, i personaggi sono ben costruiti, ma non mi hanno trasmesso abbastanza da permettermi di affezionarmi a loro. E questo non va affatto bene.

3. Dieci piccoli INDIANI
Nella traduzione originale, o leggendo lo scritto, possiamo notare che gli indiani, sono in realtà dei “negretti”. Anche ponendo da parte la moralità e l'atmosfera razzista che questi termini ispirano (non voglio dilungarmi sulla possibilità che la Christie sia una razzista, o dei motivi che possano averla indotta a esserlo, o a far sembrare di esserlo in questo romanzo), di certo un termine come “negro”, se non meglio giustificato da altri elementi del romanzo (che, a parer mio, non ci sono) può infastidire non poco. Poteva trattarsi di nanetti (come quelli da giardino), o di gnomi o qualsiasi altra cosa, e non avrebbe fatto differenza. È anche vero che la filastrocca è quella, e la Christie si è basata su quella, ma secondo me non è una giustificazione abbastanza forte.
Non mi è piaciuta questa scelta di termini.

4. La filastrocca
Riprendendo ciò che ho scritto poco fa, la filastrocca dovrebbe essere il filo conduttore delle vicende. Ma piazzarla proprio all'inizio secondo me non è stata proprio una trovata geniale, perché “spoilera” troppe cose...

5. Mancanza di indizi
L'epilogo finale, anche abbastanza noioso, ci spiega bene cosa è successo sulla famosa Niggers Island e chi è il colpevole e come sono avvenute tutte le vicende misteriose del romanzo. Ma, se immaginate un epilogo differente, con un colpevole differente, non noterete molte differenze. Potrebbe essere stato chiunque, e troverete delle risposte “ad hoc” per spiegare qualsiasi avvenimento. E questo perché? Perché non ci sono abbastanza indizi durante il romanzo.
Gli indizi, in un romanzo giallo, sono un'arma a doppio taglio: possono togliere il gusto di leggere se sono troppi, rendendo evidente il vero colpevole e la realtà delle cose; ma possono, anche, rendere il romanzo quasi senza significato, se mancano totalmente. Che gusto c'è?
Bisognerebbe dosarli in modo da sviare il lettore sui sospettati, ma permettere anche di ricomporre i pezzi alla fine, di seguire le mollichine di pane e giungere a una sorta di rivelazione, un po' annunciata. Perché nessuno è capace del delitto perfetto, e seguire gli indizi che compongono un disegno più grande e coerente è, per il lettore, estremamente gratificante. Gratificazione che, in questo romanzo, non esiste. Tutti sono sospettati, tutti potrebbero essere il colpevole. Okay, tutto molto razionale, schematico, ma appunto, asettico.
A qualcuno potrebbe anche piacere così, ma non a me.

6. Il colpevole
Tranquilli, niente spoilers. Vorrei soltanto lamentarmi del poco approfondimento psicologico del colpevole, che ci viene “presentato” meglio nell'epilogo, ma che non ha una vera e propria profondità. Ha fatto questo e quello, ci dà anche una spiegazione. Ma perché ha fatto tutto questo? Cosa lo ha spinto a farlo, andando oltre alla spiegazione razionale? I delitti sono frutto della passione, o della follia, o del desiderio, incontrollabile, di qualcosa: amore, soldi, potere. Questo colpevole non mi sembrava così motivato, o almeno, non ci ha spiegato a fondo la sua motivazione e cosa lo ha reso così...
Scusatemi se sono troppo psicologa anche nelle recensioni, ma non posso controllare la mia distorsione professionale.

Dopo aver elencato ciò che non mi è piaciuto, è giusto citare anche qualcosa che mi è piaciuto...

1. L'idea
L'idea non è male, anche se è abbastanza scontata. Ma quando è stato scritto questo romanzo, probabilmente non lo era! Peccato averlo letto ora, allora.
Se lo si vede da un punto di vista razionale, dell'ordine schematico, quasi ossessivo-compulsivo, il romanzo è un bel cerchio che si chiude, geometrico, freddo. E, da questo punto di vista, può essere considerato come un cerchio venuto benissimo.

2. I personaggi
Come ho scritto poco fa, i personaggi sono ben costruiti: ben costruito è il loro passato, la loro storia, e in parte la loro psiche. Sono tutti molto diversi ma simili, tutti abbastanza coerenti. A volte sono un po' stereotipati, ma è giusto che sia così, perché quando sono presenti così tanti personaggi è impossibile renderli bene se non si utilizza un po' di senso comune.

3. Lombard
Ritornando sempre ai personaggi, vi presento l'unico che ha avuto un qualche valore, secondo me. Gli altri potevano benissimo morire male, tutti quanti. Ma Lombard è l'unico di cui mi sia importato un minimo. Non mi ci sono affezionata, ma è quello che è più coerente con se stesso, quello che dall'inizio mette le cose in chiaro e manda al diavolo l'ipocrisia. Insomma, l'unico personaggio decente.

Finisco qui di ciarlare. A voi questo libro è piaciuto? Lo avete letto? Lo vorreste leggere? Specie dopo la mia recensione...

Vi lascio. Alla prossima recensione!

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