lunedì 11 gennaio 2016

Blognovel #2 I Guardiani del Bosco - Fiori selvatici

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Titolo: I Guardiani del Bosco
Autrice: Sabrina Guaragno
Genere: Fantasy, Humor
Data d'uscita: 11/01/2016

Capitolo 2
Fiori selvatici

«Che diavolo le è successo?» chiede Panny, stropicciandosi un occhio. Quella notte Jerenna, la sua ragazza fauna, non lo aveva fatto dormire per niente. E non per i motivi giusti.
Sen, che stava deliberatamente pettinandosi i lunghi capelli color platino con le dita guardando qualcosa di indefinito, si voltò placidamente verso la povera ninfa.
«Oh, fa così tutte le volte» disse con noncuranza, agitando lievemente una mano. «Avrà visto morire una farfalla».
«Non sta così male tutte le volte...» gli fece notare Panny, avvicinandosi alla ragazza.
Era stesa su un ramo di un grande albero, le braccia e le gambe penzoloni, la testa ripiegata all'indietro, e mugugnava vagamente.
«Cosa sta dicendo?» chiese Panny.
Sen si avvicinò, leggermente insofferente, guardando il cadavere di donna che mugugnava «sta blaterando su delle bacche, mi pare».
«Dannazione» sussurrò Panny, avvicinandosi all'albero. «Dobbiamo tirarla giù di lì».
«E perché?» Sen sembrava davvero poco comprensivo, non vedeva l'ora di tornare alla sua inerzia naturale.
«Deve aver mangiato quelle bacche zuccherine che le piacciono tanto... peccato che ogni volta faccia finta che non siano tossiche!».
Panny fece qualche saltello, nel tentativo di aggrappare la mano di Iaquatanina e tirarla giù da quel ramo, che per fortuna non era troppo alto. Ma anche Panny non era troppo alto, e mancava sempre di qualche spanna il braccio della ragazza, che, stando così le cose, rischiava di rimanere lassù ad agonizzare per qualche altro giorno.
«Dici che morirà?» chiese Sen, non troppo interessato, osservando gli sforzi di Panny senza muovere un muscolo, le mani sui fianchi, semmai potessero chiamarsi tali.
«Sei un insensibile. Certo che non morirà» disse Panny, guardando la ragazza sul ramo con sguardo afflitto, «spero».
Panny si voltò, guardando il suo amico in maniera eloquente.
«No, no, te lo sogni» disse Sen, arretrando un po'.
«Dai, fammi salire! Altrimenti Tany rimarrà lì a soffrire per giorni, dobbiamo aiutarla! Se non hai un cervello in quella testa platinata, hai almeno un cuore sotto quei muscoli?» chiese Panny, e alla fine l'amico, sbuffando, annuì.
Tirarono giù la povera ninfa, che sembrava delirare e raccontare vicende in una lingua incomprensibile, gli occhi semi-aperti e il volto arrossato. Cosa che stonava non poco con il suo incarnato pallido.
«Cosa possiamo fare?» chiese Sen.
«Non lo so... Tany, mi senti?» chiese poi il fauno, scuotendo la ragazza.
«Panny» mugolò lei, «dannate bacche».
«Già. La devi smettere di mangiare quella roba!» disse il fauno, preoccupato.
«Già, anche il mio manto la pensa alla stessa maniera!» aggiunse Sen, preoccupato che gli zoccoli dell'amico potessero averlo rovinato.
«Cosa possiamo fare per farti stare meglio?» chiese Panny, ignorando i commenti dell'amico, che era ormai abituato a sopportare.
«Ce... cercate qualche n-ninfa... al lago. Chiedetele della veerside... è... un fiore...» disse la ragazza, prima di tornare ai suoi deliri.
Panny, chinato sull'amica, si alzò in piedi perché rimanere in quella posizione, con i suoi zoccoli, era davvero doloroso.
«Andiamo a cercare una ninfa» disse Sen, e stava già dirigendosi verso il lago, senza alcun riguardo verso gli amici.
«Aspetta! Non possiamo lasciarla qui da sola!» disse Panny.
«E perché no?» gli chiese Sen, e in effetti quel luogo era abbastanza tranquillo, mica come il mondo degli umani, sempre pieno di criminali.
Dopo dieci minuti buoni di camminata, ecco che videro spuntare il lago, ma di ninfe neanche l'ombra.
«E adesso?» chiese Panny, rimuginando su come fare a trovare una ninfa, giacché le loro abitazioni si trovavano in un posto ignoto del bosco, nascoste ai disturbatori come loro. Ma voltandosi, il fauno si accorse che anche Sen era sparito.
Seguendo l'odore di balsamo e manto lucidato di recente, Panny riuscì a trovare il suo amico dietro a dei cespugli, in compagnia di una bella ninfa.
«Panny» disse Sen, con fare galante, come se lui fosse lì per caso. Panny notò anche che aveva preso a ondeggiare i capelli in maniera suadente come quando era in calore, cioè sempre, in presenza di una ragazza.
«Lei è Iliana, ha detto di essere nuova da queste parti, fino a qualche mese fa viveva nel bosco vicino...» incominciò a raccontare Sen, presentando la ragazza come se fosse miss Bosco di Ilim dell'Era degli Elfi, quando invece si trovavano in quella dei Tulipani Gialli già da un po'.
La ragazza, arrossita, porse la mano a Panny, mentre quest'ultimo diceva «Sen, non siamo qui per fare amicizia. Non le hai detto di Tany?».
Tuttavia Panny le strinse la mano, mentre Sen faceva finta di ricordarsi in quel preciso istante del loro obiettivo, «vero! Che sbadato che sono, fiorellino... beh, ecco, ci serve il tuo delizioso aiuto».
Panny credette di stare per vomitare.
«Oh, e di cosa avete bisogno?» chiese la ninfa. Aveva lunghi capelli vaporosi color rosa coda-di-coniglio, un incarnato pallido ma più vivace di quello di Iaquatanina, ed era davvero poco vestita, con un paio di foglioline sul seno, e due giri di stoffa a coprirle il sedere e la femminilità.
«La nostra amica sta male, ha mangiato alcune di quelle bacche zuccherine arancioni che piacciono tanto a voi depresse, e adesso mugugna in lingue strane e non riesce a dire una frase di senso compiuto» disse Panny, leggermente spazientito. Va bene che Iliana era un bel vedere, ma era pur sempre preoccupato per la sua amica!
«Ha detto di aver bisogno di una cosa chiamata veerside, e che una ninfa avrebbe capito di cosa stiamo parlando» continuò Panny. La ragazza lo guardò stranita per un po', poi disse un “oooh” molto eloquente che la fece sembrare una bambina umana molto stupida.
«Venite con me, i fiori di veerside crescono poco lontano dal villaggio delle ninfe» disse lei, annuendo e prendendo a camminare con i piedi nudi piccoli e leggeri.
«Ma... non è vietato rivelare dove si trova il villaggio delle ninfe... ninfa?» chiese Panny, incuriosito.
La ragazza si tappò la bocca con le mani, imbarazzata «hai ragione, che imbarazzo! Dimenticate tutto, per favore!».
Sen si dette un piccolo colpo sulla testa «dimenticato, dolcezza» disse, smielato.
La ragazza ridette cristallinamente, e sembrò che qualcuno avesse rotto dei cristalli, saltellò poco davanti a loro, diretta in un posto dove avrebbero potuto trovare i fiori che cercavano.
«Dovevi dartelo più forte, quel colpo» disse Panny a Sen, lontano dalle orecchie della ninfa.
«Smettila di essere così scortese con lei!» disse il centauro, guardandola con fare sdolcinato.
“Bleah” pensò Panny, seguendo la coppietta.
«La veerside è un fiore grande così, tutto color cielo, chiuso come un frutto, che profuma di carne arrostita, e dentro vi è un succo giallo con proprietà curative» stava dicendo Iliana, facendo segno con le mani che il fiore dovesse essere delle dimensioni più o meno della testa di Sen, ma molto più grande del suo cervello.
«Odora... di arrosto?» chiese Panny, dubbioso.
«Sì» ridacchiò la ninfa, i capelli rosa ondeggianti come nuvole, «non è curioso?».
«È magnifico» disse Sen, accarezzando un braccio alla ninfa. Lei ridacchiò di più.
«Siamo quasi arrivati» annunciò poi la ragazza, d«obbiamo solo camminare ancora per qualche minuto in quella direzione» disse, indicando un punto preciso.
«Per fortuna» disse Panny, che non ne poteva più di dover assistere alle tecniche conquistatore del suo amico.
Poi successe una delle cose imbarazzanti che mai nessuno vorrebbe succedessero. Dei crampi di dolore piegarono Panny a metà, mentre sudore freddo prese a scorrere lungo la sua fronte.
«Panny? Panny, tutto bene?» chiese Sen, vedendo l'amico assumere una delicata tonalità di verde.
Lui scosse la testa.
«Cos'hai, fauno?» chiese dolcemente la ninfa, «cosa sarà?».
«Saranno stati i fagioli» rispose lui, prima di scomparire nel folto, correndo a zoccoli levati, tenendosi il ventre.
Pochi minuti più tardi, il fauno tornò su quella strada, sospirando di sollievo.
Sen era lì ad aspettarlo, disegnando cerchi sul terreno con un bastone.
«Dov'è finita Iliana?» chiese il fauno, sperando di sviare il discorso dalla sua fuga davvero poco galante.
«È andata via. Non ha colto la poesia nelle mie gesta» Sen sembrava davvero deluso.
«Io mi sono assentato un attimo perché me la stavo facendo addosso, e tu, nel frattempo, eri qui a provarci con la ninfa che ci doveva aiutare a trovare il fiore per Tany, facendola scappare? - chiese Panny, sconvolto.
«Le ho solo dato un bacetto».
Panny lo guardò male.
«Non ci ho messo tanta lingua» Sen sembrava sincero.
Panny scosse la testa e prese a camminare verso il punto che poco prima aveva indicato Iliana.
«Speriamo di trovarli lo stesso, questi fiori».
Sen lo seguì, affranto.
Quando incominciarono a sentire odore di arrosto, capirono di essere vicino alla meta.
«Che fame» disse Sen, «ma dove diavolo sono?».
«Stà zitto. Se non avessi fatto scappare quella povera ninfa, ora li avremmo già trovati» disse Panny, guardando in giro. L'odore era fortissimo, ma dei fiori neanche l'ombra.
«Forse questo è davvero un arrosto» disse Sen, chiedendosi se fosse riuscito a convincere il proprietario a cedere un po' di carne, nonostante lui fosse vegetariano. Vegetarianesimo imposto da Tany, ovviamente.
«No, è veerside» disse Panny, indicando qualcosa su un albero.
Un fiore.
Azzurro, grande quanto la testa di Sen.
Se si sforzava, Panny riusciva anche a vedere un rivolo di succo giallognolo scivolare tra i petali. «E come diavolo facciamo ad arrivare lassù?».
«Non guardare me» disse Sen, «anche in piedi sulla mia povera schiena, saresti troppo nano per riuscire a prenderlo».
«Maledizione» disse Panny, calciando un albero. Ma era talmente duro che probabilmente si era scalfito lo zoccolo. «Siamo arrivati fin qui per niente!»
Il fauno si avvicinò all'albero, guardandolo dal basso all'alto con aria afflitta.
«Tany soffrirà per giorni prima che le passi».
Si sentì un fruscio di foglie e passi concitati, e prima che il fauno potesse rendersi conto di cosa stesse succedendo, una figura rossa e verde uscì dal folto e si gettò sull'albero, risalendolo con una facilità allucinante. Braccia e piedi si muovevano all'unisono, precisi. Giunta in alto, quella che sembrava essere una ragazza, estirpò il frutto di veerside che Panny stava guardando, e ridiscese dall'albero, veloce e leggiadra.
Atterrò davanti a Panny, alzando due enormi occhi verde foglia su di lui, circondati da un alone scuro. I capelli lunghissimi rosso fuoco, vaporosi e intrecciati di foglie, le nascondevano quasi totalmente il resto del viso spigoloso, sporcato di colore bianco e nero sulle guance e sulla fronte.
Anche la pelle abbronzata del resto corpo era decorata con disegni tribali bianchi o neri, e la ragazza indossava solo una gonna fatta di arbusti e foglie, i seni nudi coperti dai lunghi capelli.
Le mani forti e agili, poco delicate, porsero a Panny il fiore. Lui lo prese, esitante.
Le labbra piene della ragazza tremarono appena, come se volesse dire qualcosa. Ma poi corse via, scomparendo nel folto prima che Panny potesse dirle grazie.
«E quella chi diavolo è?» chiese Sen, alle spalle del fauno.
«Sembrerebbe una jimpii...» disse lui, meditabondo, «sono una tribù di semi-umani».
«Jim che?» chiese Sen. «Beh, almeno adesso abbiamo il fiore e possiamo tornare da Iaquatanina!» disse il centauro, voltandosi per riprendere la via del ritorno.
«Già» disse Panny, scrutando il cespuglio da dove la Jimpii era sbucata. E continuando a pensare che fosse l'essere più bello che avesse mai visto in vita sua.

Continua lunedì prossimo!
(Non copiare o riprodurre senza prima chiedere il permesso, grazie!)

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