giovedì 2 luglio 2015

Nell'insicurezza di scrivere pt.2


Sono una scrittrice. Sono lunatica, dipendo dalla luce del sole o da quella della luna. Scrivo solo in certe condizioni, mentre altre volte posso mettermi all'opera in locali pieni di gente.
A volte ho bisogno di silenzio, altre di musica.
Volo tra le braccia dell'ispirazione, quella bellissima dea volubile che tanto si fa desiderare.
Scrivere opere lunghe, mi ha sempre creato problemi. Riesco a finire un racconto in due giorni o in una settimana, perché mantiene vivo il mio interesse. Ma un romanzo?

Per me è difficile rimanere concentrata così tanto, per giorni, settimane, mesi interi.
Non ho il tempo di dedicarmi dalla mattina alla sera alla scrittura, e anche se l'avessi, probabilmente non riuscirei a tradire la mia abitudine di scrivere solo quando fuori è buio, dopo un certo orario. Sono fatta così.
Scrivere poco, per molti giorni di seguito, è così che lavoro. E mantenere l'interesse su una singola storia per lunghi periodi di tempo mi risulta difficile, soprattutto se scrivo la storia, so tutto della trama e di quello che succederà. Il romanzo smette di stupirmi, mi rivela tutti i suoi segreti, ed io mi sento tanto una lettrice a cui hanno spoilerato la trama di un bel film, o di un bel libro, prima di poterlo vedere e leggere per conto suo. Che amarezza.
E chi la riacquista più la voglia di scrivere questo romanzo? Cos'ha ancora da darmi?
Scrivo per me stessa, lo ammetto. Non mi interesserebbe scrivere per gli altri soltando, perché non voglio che la “scrittrice” sia il mio lavoro, o almeno, non inteso come è comune fare.
Un lavoro è qualcosa che fai per forza, spesso sopravoglia. Ed io non voglio che la scrittura diventi questo per me.
Voglio scrivere romanzi e racconti prima per me stessa, poi per chi vorrà leggerli. La soddisfazione di veder pubblicato qualcosa di mio me la voglio togliere, però.
Ho da poco sperimentato un nuovo metodo, e lo sto portando avanti con il romanzo fantasy che sto scrivendo.
Ho diviso il romanzo di quattro parti, quattro racconti continuativi che formano un romanzo e che svolgo uno per uno, sapendo solo molto vagamente quello che succederà dopo.
E la cosa funziona, perché i miei personaggi così stanno crescendo, maturando, e sono sempre più interessanti, persino ai miei occhi.
Io non so bene come finirà, so però quello che mi piacerebbe che accadesse nella storia. E ho pronto lo schema e qualche appunto solo ed esclusivamente della parte che sto scrivendo.
Ultimamente ho letto un articolo che parlava di George R.R. Martin. Ebbene sì, proprio lui, lo scrittore delle Cronache del Ghiaccio e del Fuoco. Il sadico a cui piace ammazzare i propri personaggi neanche fossero formiche impazzite attorno ad un formicaio, proprio lui.
E cosa vado a leggere? Che anche lui utilizza un metodo molto simile al mio nello scrivere, in cui non sa ancora bene cosa succederà dopo e, in definitiva, come tutto finirà.
Mi sono sentita tanto sadica nel momento in cui ho notato questa somiglianza con lui.
Zio Martin, mi fai paura, e mi fai avere paura di me stessa!


Sabrina

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