martedì 31 marzo 2015

Sorriso


-Ehi, quando pensi di andarle a parlare?- mi chiese Stefano, punzecchiandomi un braccio.
-Cosa?- dissi, distogliendo lo sguardo dalla ragazza dai lunghi capelli neri che mi dava le spalle.
-Su, dai, si vede lontano un miglio che stai mirando a lei! E' da più di due settimane che ci trascini qui con te a ricreazione, solo perché sai benissimo che lei viene a ritirare la roba per la sua classe! E ti accontenti solo di salutarla! Non è da te aspettare così tanto per entrare in azione!- disse Daniele, parlando sottovoce.
Eravamo nel bar affollato della scuola, ed era ricreazione, così che si vedevano gruppi di studenti cercare di sgattaiolare di qua e di là per farsi una passeggiata, andare in bagno o al bar.
Io e i miei due migliori amici eravamo fermi in fondo al locale, appoggiati da qualche parte ad aspettare che suonasse la campanella.
A dire il vero io stavo osservando Lei, e tutto ciò che avevano detto Stefano e Daniele era più che vero.
Lei era una ragazza di un anno più grande di me, aveva lunghi capelli neri, sottili occhi color nocciola, lineamenti delicati e regolari.
Il suo modo di vestire era semplice, ed anche il suo modo di fare, silenzioso e dolce.
Non era quel che si dice una ragazza che si nota subito, e non era neanche particolarmente bella.
Per questo non riuscivo a capire perché mi fossi fissato così tanto con lei nelle ultime due settimane.
E non riuscivo nemmeno a capire perché non riuscivo a farmi avanti come se nulla fosse, come facevo di solito.


Quando mi piaceva una ragazza, mi bastava avvicinarmi a lei con qualche scusa, chiacchierare, scambiarsi i numeri di cellulare, ed era fatta.
Ma con lei era diverso.
L'avevo conosciuta per caso due settimane prima, appunto nel bar della scuola.
Ci eravamo messi a chiacchierare, le avevo offerto un caffè, e poi salutandoci eravamo tornati nelle nostre rispettive classi.
Doveva essere stato il sorriso che mi aveva rivolto quando ci eravamo salutati a farmi invaghire di lei.
-Lo so, lo so- risposi ai miei due compagni, -devo fare qualcosa.-
Proprio in quel momento lei si voltò, con tra le mani la busta che conteneva la merenda per tutta la sua classe, e rivolgendomi un grande sorriso, disse -Ciao Massimo.-
-Ciao Cristina!- le risposi, agitando una mano.
Solo quando la sua chioma fu scomparsa oltre la porta del bar dissi ai miei amici -Bene, possiamo andare- e li trascinai fuori dal bar, e poi verso la nostra classe, con un enorme sorriso stampato in faccia.
Quarta ora. Noiosissima quarta ora di storia.
La prof. Stava spiegando non so quale periodo storico incasinato.
Chi la ascoltava?
Ero seduto agli ultimi banchi, da un lato c'era Stefano, e dall'altro Daniele.
Tutti e tre eravamo letteralmente spalmati sul banco, la guancia appoggiata sulle braccia incrociate.
Quelle lezioni di storia erano una tortura!
-Ehi, ehi.- Stefano attirò la mia attenzione, parlando sottovoce.
-Come pensi di abbordarla?- chiese. Il solito ficcanaso.
-Non lo so...- sussurrai.
-Guardati! Guardati! Sei arrossito!-
-Oh, e non rompere!-
-Io non capisco proprio cosa ci trovi in quella lì- intervenne Daniele sottovoce.
-E' monotona, troppo seria, sembra quasi una suora. E poi sembra troppo infantile, con quei suoi modi delicati. Non è poi che abbia un corpo da urlo. Quanto porta? Una seconda?-
Mi voltai verso di lui, furibondo.
-Sei solo un superficiale! Cosa c'è di male nell'essere semplice?-
Mi alzai di scatto dalla sedia.
-Massimo, che ci fai in piedi?-
-Vado un attimo in bagno, Professoressa.-
E senza aspettare risposta corsi alla porta e uscii in corridoio.
Mi misi le mani nelle tasche, e mi diressi al bagno.
Il cuore mi batteva a mille, e mi sentivo le orecchie in fiamme.
Quel bamboccio non aveva alcun diritto di parlare così di lei!
Fu allora che mi resi conto di adorarla: per me lei era perfetta così com'era.
Proprio mentre percorrevo il corridoio pensando che mi ci sarebbe voluto molto per calmarmi, la vidi.
Era lei, Cristina, e camminava lungo il corridoio, dandomi le spalle.
Il mio cuore perse un battito, e tutta la rabbia che avevo provato fino ad un attimo prima scomparve.
Era la mia occasione! Nel corridoio non c'era nessun altro.
Affrettai il passo, raggiungendola.
-Ehi, ehi Cri... Cristina!- dissi, sorridendo.
Lei alzò il volto, e quando mi guardò mi sentii gelare il sangue nelle vene.
-Ciao! Max!- disse.
-Senti, posso parlarti un momento?-
-Veramente dovrei portare questi fogli in segreteria...-
-Ti accompagno- dissi subito.
Non riuscii più a spiccicare parola, né mentre aspettavamo la segretaria, né mentre salivamo le scale per tornare in classe.
Solo quando lei disse – Devo tornare in classe...- mi sbloccai.
-Aspetta, devo dirti una cosa-
Sentimmo provenire dei passi e una voce dal corridoio.
Se qualche professore ci avesse visto, ci avrebbe sicuramente sgridato perché andavamo in giro in coppia...
Presi Cristina per un braccio e la trascinai dietro l'angolo del corridoio.
Fu così che ci trovammo a un soffio l'uno dall'altra.
Il suo viso era a pochi centimetri dal mio, potevo sentire il suo profumo.
-Cristina io... io... -
Il mio cuore batteva in una maniere esagerata.
-… non è che ti andrebbe di uscire con me stasera?- dissi, tutto d'un fiato.
Non era esattamente quello che avevo intenzione di dire, ma era meglio di niente.
Cristina mi fissò, e piano piano la sua espressione sorpresa si trasformò in un sorriso.
-Mi farebbe molto piacere- rispose.
Arrossii violentemente, contentissimo.
Mi aveva detto di si!
-Dammi il tuo cellulare- disse.
Glielo diedi senza chiedere spiegazioni, ero ancora incredulo.
Compose un numero e me lo ridiede.
-Tieni questo è il mio numero, chiamami così ci mettiamo d'accordo.-
Poi mi diede un bacio sulla guancia e tornò in classe.
Sorrisi, da solo come uno stupido. Mi aveva detto di sì, e adesso avevo anche il suo numero di cellulare!

Fine







Racconto di Sabrina Guaragno, anno 2011

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